Travel On Art, quando l'unione di due (non)blogger fa la forza

28 febbraio 2017

Travel On Art, quando l'unione di due (non)blogger fa la forza

Appuntamento ore 9.30 in via Orsi 3/F a Reggio Emilia.

Detto, fatto, arrivo puntuale alle ore 10.10 (il traffico, il metano, etc. etc.).

Mi viene - letteralmente - a recuperare in strada Anastasia: figura delicata, occhi grandi e azzurri e un simpatico cucù. Appena dopo mi accoglie anche Anna: pelle chiara, capelli rosso fuoco, anch’essi raccolti a cucù.

Mi fanno entrare in questo spazio espositivo / studio / ufficio condiviso personalizzato a regola d’arte che è reFactory, la base operativa del duo del cucù. No, non sono le mie cugine di secondo grado – che io sappia –. Tutt’altro: sono Anastasia e Anna di Travel On Art, il blog di arte contemporanea e viaggi.

Mi fanno accomodare offrendomi tè, biscottini e gnocco al forno, una sorta di focaccia tipica reggiana di cui, nonostante i miei natali montecchiesi, non avevo mai sentito parlare prima.

Saltiamo olimpicamente i convenevoli e passiamo a quello che ci interessa di più: raccontare e raccontarci, scambiarci idee ed esperienze e confrontarci su quanto è bello e al contempo faticoso mandare avanti la baracca quando le congiunture astrali scelsero a tempo debito per noi che le nostre passioni fossero l’arte e la cultura e non l’agricoltura o il giardinaggio.

Dopo di ché, iniziamo con l’intervista.

 

#1 Travelonart, un tweet per descriverlo.

Travel On Art è il tuo cassetto preferito in cui conservi pennelli, vecchie polaroid in cui sorridi con i tuoi amici e taccuini di viaggio.

 

#2 Avete da poco festeggiato 1 anno. Com’è iniziata la vostra avventura?

Ci siamo conosciute grazie a uno scambio di commenti su Facebook ormai 4 anni fa. Su una spiaggia di Procida, quella del film “Il Postino”, abbiamo deciso di unire i nostri due rispettivi blog “A Travel's tale” (sui viaggi, di Anastasia) “Take a way Art Blogger” (dedicato all’arte contemporanea, di Anna).

Volevamo andare oltre le categorizzazioni di “viaggio” e “arte”, facendo confluire l’amore per la natura e la passione per i luoghi più belli di una città, ovvero i musei, in un unico strumento, che ancora, di fatto, non esisteva.

Insieme ci completiamo: Anna è la creativa / dispersiva, Anastasia la metodica/razionale. Abbiamo ritenuto un valore aggiunto unire le forze piuttosto che mantenerle divise guardando ognuna al suo orticello: il tempo ci ha dato ragione, nessuna di noi sarebbe riuscita a dare vita a Travelonart se fosse andata avanti per la sua strada.

 

 

#3 Chi sono i vostri lettori?

Il nostro è un pubblico generalmente giovane (tra i 20 e i 40 anni), interessato a un modo di viaggiare “smart”e…sì, tendenzialmente un po’ hypster ("Ma in realtà noi gli hypster un po' li amiamo").

Apprezzano il modo in cui raccontiamo l’esperienza del viaggio, rendendola alla portata di tutti, e non prendendoci troppo sul serio. Non ci definiamo blogger: lavoriamo nella comunicazione, Travelonart è il frutto dell’amore per il nostro lavoro e per le nostre passioni. Non è un magazine, ma un blog: raccontiamo solo di cose che abbiamo visto di persona o di persone che abbiamo conosciuto. In questo senso, i nostri lettori non sono una massa da indottrinare, ma i nostri compagni di viaggio.

 

#4 La vostra vision: “Immaginiamo un mondo in cui l’arte contemporanea sia condivisibile e democratica”. Mi ricorda qualcosa…

“Questa frase rispecchia il mio percorso” attacca Anastasia. “Inizialmente non ero una fan dell’arte contemporanea: incontrare Anna mi ha permesso di cambiare  prospettiva. L’arte contemporanea, proprio per la sua apparente mancanza di immediatezza, ti obbliga a stimolare la riflessione e le idee. Con Travelonart cerchiamo di raccontarla non come un concetto lontano e astratto, ma come qualcosa che vuole farsi capire da tutti e può essere condivisa da tutti”.

“Stavo leggendo L’inverno della cultura”, riprende Anna“In cui Jean Clair, direttore del Centre Pompidou, accenna alla necessità di fare una “selezione all’ingresso” dei musei, come se l’arte contemporanea non fosse per tutti. Per me è un po’ troppo comodo ragionare così: c’è bisogno di coinvolgere le persone apparentemente estranee a quel mondo, non di escluderle. È un gesto di responsabilità, sia per il pubblico – la responsabilità che implica uno sforzo intellettuale davanti alla forma di un’opera d’arte contemporanea - che per noi professionisti dell’arte – la responsabilità di intermediazione. L’arte contemporanea è un atto democratico, che richiede l’impegno di tutti".

#5 In un vostro recente articolo, ci avete inserito tra le startup artistiche innovative. Che cosa vi ha colpito di BeCrowdy?

Il fatto che di fianco alla parola crowdfunding ci fosse la parola culturale. È più facile cercare di vendere un prodotto che vendere un valore: questo intento ci ha ricordato il gesto di responsabilità di cui parlavamo prima e quindi ci ha reso immediatamente empatiche verso la vostra idea.

 

#6 Qual è il valore aggiunto che secondo voi può trasmettere il crowdfunding alla produzione culturale, oltre al mero reperimento di fondi?

Sicuramente il suo potere comunicativo e di coinvolgimento. Un progetto culturale che attiva una campagna di crowdfunding coinvolge le persone perché richiede loro un’azione e non solo una lettura passiva, permettendo quindi al progettista di confrontarsi con un potenziale pubblico e compiendo quel famoso “sforzo in più” rispetto alla norma.

 

#7 Avete mai pensato di intraprendere una campagna di crowdfunding?

Sì! In realtà ne abbiamo una in programma che avrà a che fare con la fotografia e il viaggio.

 

#8 Un lato positivo e uno negativo del settore culturale e artistico attuale in Italia

Togliamoci subito il dente e parliamo degli aspetti critici – più che negativi. Da una parte, oggi è troppo facile definirsi artista, anche quando non lo si è affatto. Dall’altra, tendiamo a essere più fragili e a scusarci con noi stessi dando la colpa al ”sistema”.

Il lato positivo sta nel fatto che la nostra generazione continua comunque ad avere tanta voglia di riscatto e di investire nella cultura. C’è quella determinazione che fa mantenere viva l’arte al di là del concetto tradizionale di “lavoro“e della sua eventuale mancanza…ovvero ”l’arte di arrangiarsi”.

 

#9 Un consiglio a chi sta per far partire un progetto culturale

N.B. La voglia di condividere opinioni e idee sull’argomento è così tanta che più che un consiglio, viene fuori un vero e proprio decalogo.

È proprio con questi 10 consigli che ci sembra giusto e doveroso, da una parte, chiudere l’intervista, dall’altra, dare inizio a un’amicizia basata sulla passione comune per un’arte accessibile, meritocratica e d’impatto.

  1. Devi avere le idee non chiare…di più.
  2. Sedetevi a un tavolo e scrivete il progetto, sviluppatelo. Quando ne sei sicuro, fallo leggere ad altre persone e fatti dare dei feedback.
  3. Siate i marketer di voi stessi.
  4. Abbiate pazienza, il tempo che dedicherete al vostro progetto sarà tantissimo. I risultati nei progetti culturali non sono immediati, quindi non mollate e perseverate.
  5. Datevi il tempo di sbagliare e di rimettervi in piedi.
  6. Conoscete persone, non solo siti e portali. Fate rete con altri attori che fanno parte della vostra vision.
  7. Siate in grado di far evolvere il vostro progetto, datevi delle scadenze temporali e rigeneratevi periodicamente.
  8. Rimanete aggiornati e modificate costantemente voi stessi.
  9. Riflettete su tutti i dettagli del progetto, amatelo in modo spasmodico, al di là delle critiche.
  10. Se non ci credete prima di tutto voi…chi ci crederà?

 

 

Rossella Lombardozzi