7,940 € raccolti di 4,000 € richiesti (199 %)
NAWART PRESS
Presenta
THE RAILWAY DIARIES A women’s epic journey along the Silk Road
Cos’è The Railway Diaries?
Innanzitutto un documentario, che ripercorre parte dell’antica Via della Seta svelandone e raccontandone non tanto il passato glorioso quanto le persone che compongono il suo presente.
Questa lunga Rotta è stata percorsa dagli uomini per secoli e se da un lato, ne ha arricchito il bagaglio culturale, commerciale e politico, dall’altro ha unito tra loro terre solo apparentemente lontane. Oggi però - per questioni d’immigrazione e terrorismo - le frontiere sono spesso guardate con sospetto, considerate come vere e proprie barriere fisiche volte a separare realtà simili e vicine.
Quello che proponiamo con il progetto The Railway Diaries, e più in generale con Nawart Press, è di diffondere un’informazione diversa, meno stereotipata e con più sfumature, rispetto a quella monocromatica dei media tradizionali, con lo scopo di dar un volto e soprattutto una voce alla gente comune, che di solito non ce l’ha, per far sì che lo scambio culturale serva ad arricchire anziché dividere.
In un'epoca di transizione storica in cui si fa tutto di fretta senza soffermarsi a pensare e guardare chi e cosa ci circonda, in cui i vecchi confini sono obsoleti e se ne stanno ridefinendo di nuovi, e dove la guerra dilaga sotto diverse bandiere ideologiche, un'informazione dal basso che funga da ponte e da tramite culturale è una questione che ci riguarda tutti e da vicino.
The Railway Diaries ripercorrerà una personale e moderna Via della Seta secondo un’ottica nuova e per lo più femminile.
Inizieremo il viaggio il 2 maggio 2015 e faremo ritorno a casa il 15 agosto. Abbiamo deciso di iniziare la corsa a Venezia e di terminarla ad Almaty (Kazakhstan), tralasciando Italia e Cina, per dare spazio ai leggendari, ma per lo più sconosciuti, paesi di mezzo e alle loro genti. I paesi in cui sosteremo più a lungo sono: Kosovo, Albania, Grecia (Salonicco), Turchia e Kurdistan turco, Iran, Uzbekistan e Kazakhstan.
Un viaggio fatto SOLO VIA TERRA
L’orizzontalità – intesa come condivisione e assenza di gerarchie - è un concetto che ci sta molto a cuore e che, se è alla base del rapporto tra noi e chi – ci auguriamo – seguirà e commenterà le nostre imprese, vogliamo sia anche un punto fermo del viaggio.
Per questo motivo, la scelta del treno non è casuale. Infatti, il treno si caratterizza per lentezza, continuità di spostamento, e multiculturalità. Nello specifico, viaggiare a bordo di mezzi pubblici - come il treno - significa stare a stretto contatto con le persone del posto, e prendere nota delle loro storie e opinioni.
Attraversare i confini di 12 paesi via terra sarà la chiave di lettura del progetto, che ha come obiettivo finale aprire un dibattito sulla questione dei confini e la difficoltà nell’attraversarli.
Raccontare la cultura di un paese attraverso gli OCCHI DELLE DONNE
Tradizionalmente, nei contesti rurali e spesso patriarcali, l’uomo si intratteneva fuori casa per via di guerre, commerci o convegni e alla donna spettavano i doveri di casa. E’ così che le donne tendevano a stringere a sé, e a trasmettere ai propri figli, le leggende, i culti e le peculiarità delle comunità cui appartenevano. E’ con loro che vogliamo percorrere questo viaggio, e riscoprire e fissare in maniera indelebile le testimonianze della composita cultura che sono state in grado di tramandare per secoli.
Cosa produrrà The Railway Diaries?
Ogni storia sarà scritta e descritta attraverso articoli, documentari, e reportage fotografici che verranno diffusi su testate giornalistiche, TV, radio, e chiaramente con tutti voi che condividerete questo nostro progetto grazie al nostro blog.
In ogni tappa abbiamo individuato delle storie di donne diversissime tra loro, per dare spazio alla molteplicità e allontanarci da stereotipi preconfezionati. Parleremo di minoranze etniche e religiose, come le comunità Rom in Kosovo o le sacerdotesse zoroastriane dell’Iran;
racconteremo antiche tradizioni, come le Vergini Giurate in Albania, scopriremo le conquiste femminili del Kurdistan turco con le storie di sindachesse di diverse municipalità, ma non solo. Vogliamo esplorare la vita quotidiana delle campagne, degli scambi commerciali o, ancora, delle avanguardie artistiche e culturali dell’Asia Centrale. Nuove e altre tappe saranno aggiunte strada facendo, secondo ciò che emergerà nei luoghi che visiteremo e alle risorse che avremo a disposizione.
Chi è Nawart Press
THE RAILWAY DIARIES è il progetto pilota di Nawart Press e non avrebbe alcun senso senza. Sapevamo di voler creare un’associazione che rispecchiasse i tradizionali valori di etica giornalistica, che non fosse subordinata a nessuno e che s’incentrasse su storie lasciate ai margini dai media di massa, ed è così che è nata Nawart. Sapevamo anche che, per far capire agli altri le nostre intenzioni, dovevamo esporci con un progetto giornalistico comune, che rispecchiasse quanto più possibile la nostra visione della vita e della professione, assieme al nostro esser donne, ed ecco perchè The Railway Diaries.
Perché il crowdfunding e perché voi?
Perché crowdfunding significa partecipazione collettiva a un progetto ed è venuto naturale avvicinarsi a questo sistema di finanziamento alternativo.
Perché è con voi e per voi che Nawart nasce e cresce.
Perché in questo periodo storico è importante mettersi in gioco in prima persona, credere in un’idea e condividerla con chi crede che ancora sia possibile realizzare progetti indipendenti e di qualità. Questo è un viaggio che farete direttamente con noi, attraverso diari aggiornati, foto, articoli e testimonianze che vi gireremo in presa diretta e senza filtri.
Tutti i soldi che raccoglieremo serviranno per coprire le spese di viaggio, nessun compenso verrà distribuito con questa operazione, e più il progetto raggiungerà un budget importante tanto più sarà possibile addentrarsi nel profondo delle culture che man mano incontremo lungo la strada.
La somma che raccoglieremo con il crowdfunding ci servirà per partire e, assieme agli accordi con le testate italiane e internazionali, è la somma che ci permetterà di coprire le spese vive del viaggio.
Nawart Press - Il progetto giornalistico
Nasce a tutti gli effetti l’8 marzo 2015 da un’idea formulata a dicembre da tre giovani giornaliste freelance dai percorsi personali e professionali diversi ma complementari.
Era una serata come tante al Cairo quando Giulia, Costanza ed Eleonora si riunirono sulla terrazza di casa e, sorseggiando una birra, ebbero un’epifania: “Perché non far fruttare l’esperienza individuale intrapresa nel campo, per realizzare qualcosa di nostro, un progetto che davvero rappresenti la nostra personalissima idea di fare giornalismo senza doversi adeguare ai soliti schemi e stereotipi?”, si domandavano le tre.
Giulia e Costanza si erano fatte le ossa a ZeerNews.com, e avevano bene in testa i punti di forza e debolezza del lavoro di gruppo; Eleonora si faceva vanto del suo procedere per il mondo da sola ma, sotto sotto, non aspettava altro che trovare le compagne giuste con le quali mettersi in gioco. Nonostante avessero già collaborato con testate come (The Atlantic, Limes, Repubblica o Middle East Eye)[http://www.nawartpress.com/portfolio/], la crisi dell’editoria dava molto filo da torcere in termini di compensi.
Nawart è un collettivo di giornalisti indipendenti che, per il puro spirito di chi l’ha fondato e che ha sempre sentito il mondo come la sua casa, è agli affari esteri che guarda. Nawart in arabo egiziano è un’espressione molto bella, poetica e quasi lirica, che significa “tu illumini” e nei giorni nostri è usata a sfinimento per ritornare un complimento alla persona che l’ha reso, facendola sentire grata, e amata.
Per noi “nawart” significa mettere il nostro lavoro di giornaliste al servizio di persone e storie cui raramente è dato un volto o una voce, “illuminandole”, per farle sentire considerate, apprezzate e, perché no, anche amate.
Per info:
redazione@nawartpress.com
http://www.nawartpress.com/
Nawart è un collettivo di giornalisti indipendenti che trattano di esteri, un’associazione nata dall’idea di fare del lavoro individuale una realtà innovativa di interscambio intellettuale, umano e professionale.
Sulle spalle due anni di esperienza a Zeernews.com, Nawart rilancia l’idea di laboratorio giornalistico e produzione mediatica, e offre contenuti accurati e originali a media italiani ed esteri. Questo risultato è frutto della sinergia di figure dai diversi trascorsi e personalità che si sono poste l’obiettivo comune di fornire strumenti nuovi e diversi da quelli proposti dai media mainstream.
Cosa facciamo?
Andiamo a caccia di storie, riportando le diverse sfaccettature delle società che incontriamo, sotto forma di reportage, articoli e analisi. Macchine e cavalletti alla mano, scattiamo foto e giriamo video-reportage e documentari con lo scopo di creare un ponte tra lettori, ascoltatori e società.
Forniamo servizi, assistenza, copertura mediatica e visibilità a ONG.
Come lo facciamo?
Diffondiamo informazione dal basso e, allontanandoci dagli stereotipi, diamo voce a storie e persone singolari, altrimenti destinate all’oblio.
In un’era di rapidi cambiamenti, ci serviamo delle nuove frontiere tecnologiche (multimedia, webdoc, audiodoc, podcast, infografiche, mappe interattive) per immortalare gli istanti che contano, e condividerli in uno scambio costante con gli utenti.
Se i social network semineranno brevi pillole di storia e di vita, sarà il blog a semplificare temi non sempre immediati e, con linguaggio facile e diretto, a dare le chiavi per affrontare mondi solo apparentemente lontani e diversi.
Per abbattere barriere in cui non crediamo, questo website è concepito in tre lingue, italiano, inglese e francese, ma in futuro spera di poter includerne altre.
Tanja Jovetic
Dopo la laurea in lettere e filosofia, ho imboccato la strada della comunicazione aziendale, prima nel mondo dell’entertainment, poi in quello delle politiche del lavoro e dell’ autoimprenditoria, ora in quello aziendale.Durante un viaggio nei Balcani, per scrivere la tesi, ho intravisto il mondo del reportage: quella sensazione affascinante che risiede nel riportare una storia sconosciuta ai più, attraverso le parole e gli sguardi di chi condivide la propria esperienza. Nawart è lo strumento che mi permette di rimanere in contatto con quel milieu, che nella mia mente fluttua tra sogno e realtà, e che necessita di un ufficio stampa più concreto che mai.
Giulia Bertoluzzi
È stato il caso a portarmi al giornalismo, o forse più che il caso è stato il naturale evolversi del viaggio e della sete di curiosità. Non ho mai immaginato in anticipo come e dove sarei capitata dopo 6 mesi, eppure, riguardando indietro, tutto sembra essere andato esattamente come doveva andare. Dopo le lauree in Lettere e in Studi Europei all’Università di Bologna e di Bruxelles, ho lavorato in diverse realtà e associazioni. Ma nonostante tutto sembrava che quel richiamo al Medio Oriente che mi aveva messo in dubbio sin dalla scelta universitaria, dovesse in un qualche modo tornare. Dopo aver scritto la tesi sul ruolo dei media nelle rivoluzioni egiziane e tunisine, sono partita alla volta del Medio Oriente prima in Libano e poi in Egitto raccontando quel che vedevo e lasciandomi cambiare da quello che vivevo. Per due anni e mezzo ho scritto e fatto video in un collettivo di giornalisti freelance che abbiamo creato nel 2013, lavorando tra Egitto, Libano, Israele, Cisgiordania e Turchia. Con Nawart abbiamo deciso non solo di rimetterci in gioco ma anche di proporre un modello di giornalismo responsabile, fatto sul campo.
Costanza Spocci
Diverse volte mi sono detta che volevo fare la giornalista, ma solo una volta ho deciso per davvero di farla a tempo pieno, nel 2012, in Egitto.
Mi sono laureata in Scienze Politiche a Bologna, poi un salto all’IEP a Lione e master in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Forlì. In questi anni ho realizzato che leggere e studiare la storia di un paese non bastava per comprenderne a fondo le dinamiche, ma che se volevo davvero capire, dovevo andare a vederlo con i miei occhi. E così ho fatto. Prima in Marocco, poi un viaggio da backpacker in Nepal e in India. E che dire, Kabul mi ha folgorata e i diversi mesi passati a Peshawar e nei villaggi rurali circostanti lavorando per una ONG, oltre a farmi lo stomaco e le ossa, mi hanno fatto capire che era giusto che iniziassi a raccontare tutto quello che vedevo. Sono partita alla volta del Cairo, dove ho passato tre anni e ho imparato a fare la giornalista, lavorando in un giornale egiziano, in un collettivo di freelance, e girando tra Gaza, Cisgiordania, Israele, Libano e Turchia. Ora, finalmente, è tempo di Nawart Press!
Eleonora Vio
Curiosità e voglia di avventure. Potrà sembrare banale, ma è proprio grazie a questa combinazione di istinti se ho deciso d’intraprendere la poco raccomandabile professione del giornalista freelance. Magari il master conseguito a Londra e il periodo trascorso in Iran, gli stage in giro per il mondo o la borsa di studio nel Golfo, mi hanno spianato la strada, ma se fin da bambina non avessi seguito la mia naturale propensione ad abbandonare l’ovvio per esplorare il diverso, non so se sarei andata molto lontano. Amo scrivere e fotografare, ma non potrei vivere senza pile di libri intorno e la musica rock sparata nelle orecchie. Ho vissuto in India, Qatar, Palestina ed Egitto, ma credetemi se vi dico che con Nawart Press sono emozionata come non mi succedeva dai tempi dei primi viaggi da backpacker.
Progetto finanziato!